Questa volta il piatto non è mio. Lo pubblico perché ci è piaciuto molto.
Questa volta il piatto non è mio. Lo pubblico perché ci è piaciuto molto.
Nella mia famiglia c’è una lunga tradizione di zeppole fatte in casa.
Oggi il mondo celebra la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Anche io scelgo di scendere in campo per “dare un volto” a questa gravissima piaga sociale. Lo faccio in via eccezionale rispetto a quello per cui sono nati i foodtales perché è una causa che mi sta molto a cuore.
Il volto è di una giovane donna africana e i motivi della scelta si possono facilmente intuire.
Questo piatto è venuto fuori qualche anno fa pensando ad Halloween in una maniera diversa dal solito.
Per me settembre è sempre stato il mese dei farò. Delle giornate da organizzare e far ripartire. Progetti nuovi e tanta energia da mettere in campo.
L’aspetto delle melanzane, nel mio immaginario, ricorda quello di piccoli gnomi. Gnomi nostrani che vivono negli orti e sono dediti alla buona cucina.
C'ERA UNA VOLTA E C'E' SEMPRE STATO
UN LUOGO FANTASTICO CHE VA INNAFFIATO
DOVE GLI ORTAGGI CRESCONO IN FRETTA
RASTRELLO, SEMENTI E UNA PALETTA
C’ERA UNA VOLTA E OGGI C'E' ANCORA
DI BUFFI GNOMI E' LA DIMORA
COME SI CHIAMA LO SAI PURE TU
DI MELANZANE VIVON TRIBU'
Sono stata invitata dalla Direttrice dell' Istituto Maria Ausiliatrice di Soverato per un laboratorio “di cucina” con i bambini del campus estivo.
Un centinaio in tutto, divisi per età, in due giornate.
In qualità di esperta cuoca di pipistrelli, ragni e dinosauri (qualcuno nutre dubbi al riguardo? )
Sono completamente e irrimediabilmente in ritardo. Questo post, rinviato per giorni e giorni e a ricordarmelo, la replica dell’altra sera di una puntata di Ulisse, condotta da Alberto Angela e dedicata al Museo Egizio di Torino.
L’abbiamo seguita tutta d’un fiato. La maestria di Angela ci ha fatto rivivere l’emozione grande della visita al museo, poco più di un mese fa.
Torino era già nei nostri piani e abbiamo deciso di partire per seguire “Filastrocche a tavola” al Salone del libro. Proprio come si fa per un figlio quando è chiamato ad esibirsi in una recita scolastica o in un saggio. Non potevamo non supportare il nostro libro nel suo debutto torinese e dunque lo staff/famiglia al completo si è mosso alla volta di Torino.
La giornata è cominciata con un regalo inaspettato. Un cuore luccicante e un biglietto arancione lasciato sul computer.
E’ il mio primo libro e lo presento domani alle 18 a Soverato (Cz).
Se siete da quelle parti, vi aspetto. Anzi no.Vi aspettiamo!
Ci sarà l’editore, ci sarò io, ci sarà la Dott.ssa Carla Cosco, psicologa e psicoterapeuta che ha curato la prefazione di Filastrocche a tavola. Saremo lieti di guidarvi in un viaggio tridimensionale attraverso i Foodtales, dove cibo, emozioni e convivialità si incontrano.
Così ne hanno parlato alcuni giornali locali:
Sabato 16 aprile alle 18.00 all’Istituto Maria Ausiliatrice di Soverato verrà presentato il libro “Filastrocche a tavola”, Ed. La Rondine, che rappresenta l’esordio letterario della soveratese Enza Minniti. Accanto all’autrice troveremo la dott.ssa Carla Cosco, che ha curato la presentazione del volume, e l’editore Gianluca Lucia. “Filastrocche a tavola “ è un coloratissimo testo di 46 pagine, impreziosito da bellissime immagini, che fa comprendere che gustare il cibo non è solo un fatto di pancia. L’opera è divisa per colore in quattro sezioni: Foodtalles di terra ( verde); i Foodtales di mare ( azzurro); i Foodtales di aria ( giallo); e Foodtales di fantasia ( rosa). Dopo la diagnosi di celiachia della primogenita, quando cucinare e mangiare stava diventando un problema, l’autrice Enza Minniti ha deciso di reinventare il momento del pasto. Le sue filastrocche, infatti, hanno una marcia in più, forse sarà per i simpatici “ Foodtales” e la loro anima. Del resto il sottotitolo del volume: “ Cibo in 3d”, ci invita ad indossare gli occhiali speciali e ci catapulta in un mondo parallelo in compagnia dei “Foodtalets”. Il pranzo quotidiano si veste di mille colori e diventa un momento di intrattenimento tra genitori e figli, una parentesi gioiosa che rende ancora più bello lo stare insieme e condividere con mille personaggi, uno diverso ogni giorno, questa gaiezza. Ogni giorno il momento del pranzo è atteso con impazienza, chi ci sarà oggi? Chi busserà alla nostra porta? Forse la chioccia Fabrizia col suo pulcino, o Giotto il leprotto,oppure Serafino maialino o ancora Emilio gatto un po’ matto o ancora Pinocchio il ranocchio…
Consiglio: un libro da leggere per mamme e bambini!
Per saperne di più cliccate qui: Filastrocche a tavola... il libro!
"Il Signore Gesù è risorto, è veramente risorto". Questo è il solenne annuncio pasquale che risuona in tutto il mondo. Con la sua risurrezione Gesù conferma ciò che diceva di essere: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno" (Gv 11,25-26).
Cristo è risorto! E' il grido che sconvolse i discepoli in quel lontano giorno di Pasqua e li riempì di gioia.
Cristo è risorto! Questa, anche per noi oggi, è la lieta notizia che ha il potere di cambiarci la vita: di colmarla di gioia, di pace, di coraggio, di luce... di quella vera felicità che finora, forse, abbiamo cercato senza trovare. (Messalino Shalom, 27 marzo 2016).
Buona Pasqua!
E per chi volesse infornare campane e coniglietti...
La birichina Marilù adora il suo papà e ha deciso che domani lo stupirà. Armata di buone intenzioni prende carta e penna per scrivere una poesia, pensa, pensa ma ogni parola scappa via.
Allora comincia a disegnare: un occhio di qua e uno di là, il naso all'insù, ma la bocca come si fa? Neanche il disegno è il suo forte.
Vorrebbe cucirgli una cravatta: prende stoffa, filo, forbici e comincia... -aiutooo mammaaa!- uno spillo si è infilato nel ditino, che dolore! In lacrime corre dalla mamma che la stringe a sè e le sussurra dolcemente:- agisci con amore e il risultato arriverà-.
Marilù ha soli 7 anni ma è una bambina molto tenace, il regalo domani ci sarà! All'alba si precipita in cucina e con l'aiuto di mammina prepara una torta sopraffina. Ne taglia più fette, aggiunge il caffè, lo zucchero è qua, la marmellata dove va? BUON GIORNO PAPA'.
CIAMBELLA AL CAFFE' 350g farina00 250g zucchero 3 uova 130g burro 3 tazzine di caffè amaro (130ml circa) 1 cucchiaio di caffè liofilizzato 1 bustina di lievito un pizzico di sale Preparare il caffè e lasciarlo raffreddare. Imburrare e infarinare uno stampo per ciambelle. Montare le uova intere e lo zucchero con una frusta. Aggiungere il burro ammorbidito, il caffè freddo, il caffè liofilizzato e il pizzico di sale e continuare a lavorare. Unire la farina a cucchiaiate e infine il lievito. Quando il composto risulterà omogeneo, versarlo nello stampo e infornare. |
Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.
FEDELTÀ E MISERICORDIA: IL NOME DI DIO
«Dio proclama il proprio nome! Lo fa alla presenza di Mosè, con il quale parlava faccia a faccia, come con un amico. E qual è questo nome di Dio? Ogni volta è commovente ascoltarlo: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6).
Sono parole umane, ma suggerite e quasi pronunciate dallo Spirito Santo. Esse ci dicono la verità su Dio: erano vere ieri, sono vere oggi e saranno vere sempre; ci fanno vedere con gli occhi della mente il volto dell’Invisibile, ci dicono il nome dell’Ineffabile.
Questo nome è Misericordia, Grazia, Fedeltà».
(Benedetto XVI, Omelia, 17 maggio 2008)
C’è qualcosa di più appagante per una madre che far sorridere le proprie figlie?
Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.
DIGIUNARE PER NON CHIUDERE IL CUORE
L'episodio biblico del ricco epulone (Lc 16,19-32) che lascia letteralmente morire di fame il povero Lazzaro, nonostante quest'ultimo mendichi alla sua porta, rende chiaramente evidente l'insidia del vizio capitale noto come «gola»: aprire la bocca per riempirsi il ventre, ma chiudere il cuore, conducendo così l'anima alla morte eterna.
La golosità è l'esagerazione nei piaceri del cibo e dell'alimentazione, soprattutto quando provoca danni alla salute o quando per egoismo lo sottraiamo a chi ne ha bisogno.
(Vincenzo Bertolone, Traditio Fidei: conoscenza e amore? O amore e conoscenza... per essere felici, Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, 2012, n. 192, p. 65)
Morte del corpo o morte dell'anima?
Il brano lucano sottolinea con grande finezza (e senza filtri edulcolorativi) la grande disparità che passa tra le ingiustizie di questa terra e la giustizia del Regno dei cieli. Durante la sua esistenza terrena Lazzaro si trova a mendicare alla porta del ricco, ma non riceve nulla da lui. Anzi, l'epulone neppure lo vede. La sua golosità lo ha annebbiato a tal punto da non fargli avere occhi per i bisogni altrui.
Interviene però - e qui comincia il rovesciamento delle sorti - quella che Totò chiamava «'A livella», «La livella»: la morte. L'atto conclusivo della vita "materiale", quell'accadimento che tocca tutti, che rende ciascun essere uguale a un altro: mortale. «Un giorno il povero morì. Morì anche il ricco e fu sepolto» (v. 22).
Il viaggio virtuale dei Foodtales continua sulla carta stampata (Recensione sul BLOG "Mamma Pret a Porter").
Ebbene sì, mi pare ancora strano e ho faticato a figurarmelo finché non l’ho avuto in mano. Perché il blog è il blog, mentre il libro è una cosa reale, da toccare, sfogliare, annusare, e per quelle antiche come me, ha un fascino particolare, una capacità tutta sua di coinvolgere, è lì pronto per essere usato, ti invita, non si spegne mai, vive di luce propria.
E’ uscito da pochi giorni e si intitola “Filastrocche a tavola. Cibo in 3D” edito da La Rondine.
In copertina ammiccano le facce di cibo, un assaggio di alcuni personaggi che popolano le pagine.
Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.
DIGIUNARE DAL VIZIO "CAPITALE"
«Il diavolo vince chi riesce a rendere superbo» [1] così come egli è . Non per nulla la superbia è il primo dei vizi capitali [2], da cui derivano tutti gli altri.
Superbia è il disordinato desiderio di onori e di superiorità; è grave quando porta l'uomo a non sottomettersi neppure a Dio; è veniale quando la persona, pur sottomettendosi all'autorità, conserva uno sregolato desiderio di distinzione. Questo può divenire grave quando sia congiunto ad ingiustizia pesante verso altri, o motivo di peccati gravi. (Gerardo Cappelluti, Vademecum di teologia morale, Libreria Editrice Vaticana, 2006, n. 14, p. 18)
Orgoglio e superbia
L'orgoglio non va associato, in toto, alla superbia. L'orgoglio può essere, infatti, "positivo". Galimberti lo definisce come «quella piacevole impressione che nasce nella mente quando ci sentiamo soddisfatti di noi stessi per la nostra virtù, bellezza, ricchezza o potere» per cui «il giusto orgoglio è un atto di giustizia verso di sé. Chi lo possiede non è presuntuoso» [3]. Il sano orgoglio è proporzionale alle capacità e alle doti, al lavoro svolto, ai risultati raggiunti. L'orgoglio positivo non distorce la percezione dell'io, non altera la realtà e non falsa i rapporti con gli altri.
Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.
Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.
Continuiamo a proporvi delle brevi riflessioni settimanali sul digiuno, articolate attorno al tema «Il digiuno che voglio», parole pronunciate da Dio nell'Antico Testamento. Attraverso di esse Egli vuole frantumare l'ipocrisia dell'essere umano, impegnato nell'osservanza di riti, ma spesso lontano - con il cuore - da Lui e dal prossimo. È la stessa ipocrisia contro cui si scaglierà Gesù nel Vangelo, quando inviterà a digiunare, pregare e fare l'elemosina senza suonare la tromba, ma nel segreto del proprio cuore, perché solo dal Padre, che conosce interiormente l'uomo, verrà la ricompensa.