Stop alla violenza contro le donne!
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Oggi il mondo celebra la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Anche io scelgo di scendere in campo per “dare un volto” a questa gravissima piaga sociale. Lo faccio in via eccezionale rispetto a quello per cui sono nati i foodtales perché è una causa che mi sta molto a cuore.
Il volto è di una giovane donna africana e i motivi della scelta si possono facilmente intuire.
I numeri parlano di una situazione drammatica.
Il 30 per cento delle donne in tutto il mondo subisce violenza fra le mura di casa.
Nel Sud-est asiatico si registra la percentuale più alta di violenze domestiche con il 37,7 per cento, ma se si considerano anche le violenze commesse da estranei, il continente africano è quello messo peggio con il 45,6 per cento di donne violentate. (32,7 per cento nei paesi industrializzati, che non è poco!).
22 milioni di bambine in tutto il mondo hanno contratto matrimoni con uomini molto più grandi e l’Africa è uno dei continenti dove questo problema si manifesta nella sua forma più grave.
Ogni anno, circa 3 milioni di donne e ragazzine in Africa sono a rischio MGF (mutilazioni genitali femminili).
Più di 100 Paesi sono privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica.
A livello globale circa la metà delle ragazze tra i 15 e i 19 anni tende a giustificare chi picchia la moglie o la partner in alcune circostanze come rifiutare un rapporto sessuale; uscire di casa senza permesso, litigare, trascurare i bambini o bruciare la cena.
1 donna su 3 durante la sua vita sarà vittima di stupro, aggressione e abuso secondo uno studio condotto dall’ UNIFEM nel 2003.
Questi dati indicano quanto ancora ci sia da fare per arginare il problema. Quanto sia importante il lavoro non solo di protezione delle donne vittime di violenza, ma anche culturale. Quanto sia indispensabile garantire alle bambine e alle donne, in alcuni paesi in via di sviluppo, il diritto fondamentale a un’istruzione di qualità.
Non è accettabile una mentalità che tollera la violenza. In ognuno di noi, ovunque – a casa, al lavoro, in pubblico, online- dovrebbe suonare un campanello d’allarme.
“Prendere a pugni il silenzio” recita una scritta su un muro chissà dove.
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