La fortuna del credente, un buon auspicio per il nuovo anno.

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Cibo e Parola. In collaborazione con Maria di Chiamati alla Speranza.

 

L'arrivo dell'anno nuovo è spesso associato al proliferare di oroscopi, contenenti le previsioni su amore, fortuna e salute.
Un tema scottante anche per molti cristiani che si affidano agli oracoli degli astrologi, in cerca di un'alternativa ai problemi o nella speranza di una buona riuscita dei propri affari sentimentali e materiali.
Ma cos'è la fortuna, per il cristiano? La fede è conciliabile con l'astrologia?
E perché la coccinella (simbolo portafortuna) è associata (cosa che forse non tutti sanno) alla Vergine Maria?
 

 

 
La fede e l'astrologia
 
L'arrivo del nuovo anno è sempre preceduto e accompagnato dalle previsioni su salute, amore e fortuna per i dodici mesi che verranno. Dicembre e gennaio diventano così momenti propizi per il pullulare di oroscopi, diversificati in base ai vari segni zodiacali, e accolti con maggiore o minore attendibilità in base anche alla fama dell'astrologo di turno.
«Le origini dell’astrologia si perdono nei tempi e si confondono con quelle dell’astronomia. Già presso le antiche civiltà cinese, indiana, mesopotamica, egizia, mediterranea, precolombiana, l’astronomia provvide a suddividere il tempo in ore, giorni, mesi, anni, secondo i moti celesti e a fissare il calendario. A questo sapere a sfondo empirico si associarono le credenze astrologiche, connesse con le mitologie, i rituali tribali, funerari e religiosi» [1] pagani.
Da un punto di vista cristiano le previsioni sul futuro realizzate su queste basi non hanno credibilità, perché nessuno conosce il futuro dell'uomo e della terra, se non Dio solo, e coloro ai quali Egli accordi il dono di esserne messi a parte, come nel caso dei profeti, o di alcuni santi.
Per tal motivo «i cristiani dei primi secoli concepirono l’astrologia e la magia come invenzioni diaboliche. In particolare s. Agostino ripudiò con fermezza l’astrologia, accusandola di voler sostituire il determinismo naturale alla volontà di Dio. Colpita dall’anatema agostiniano, l’astrologia quasi scomparve in Occidente per circa 8 secoli» [2]. Ma in seguito essa riapparve e, oggi più che mai, grazie anche alla rapida diffusione tramite i vari mass-media, nuove forme di superstizione rischiano di contaminare il cuore dell'uomo.
 
Dove la fede scarseggia attecchisce l'occultismo
 
«Ennio Antonelli, allora arcivescovo di Perugia, indirizza ai fedeli, nel luglio del 1990, una breve lettera Contro la superstizione. 
Si ricorda che la superstizione attecchisce dove scarseggiano la fede e l’istruzione religiosa: "È una reazione sbagliata alla precarietà della vita, alle sofferenze, alle ansie e alle paure" (n. 2). Essa rimane inconciliabile con la fede autentica che si sa abbandonare alla volontà di Dio senza condizioni, cercando lui stesso prima che i suoi favori, e sa sottoporre a lui, con umiltà, le richieste per i bisogni della vita terrena, senza pretendere risposte automatiche.
La fede, inoltre, mentre ispira la preghiera, promuove anche l’uso ragionevole e responsabile delle capacità umane (scienza medica e altre scienze). Quello che, tuttavia, non è lecito è il non distinguere i vari ambiti e "attribuire i risultati all’efficacia automatica di formule e riti, all’uso meccanico di immagini e oggetti sacri" (n. 3). Infatti, in se stesse, tali cose non hanno alcun potere e valore. È indice di superstizione, non di fede, attribuire un potere intrinseco contro malefici e influssi diabolici o contro le malattie a candele, incenso, sale o acqua benedetta» [3].
 
La fortuna per i santi
 
I santi hanno spesso avuto la capacità di prevedere eventi futuri, ma in accordo a un dono ricevuto da Dio per la sua stessa maggior gloria e per il bene delle anime.
Pensiamo a san Giuseppe, che in sogno viene avvisato del piano di Erode di uccidere i bambini, o anche al santo che proprio in gennaio si festeggia: don Bosco.
Don Bosco fu spesso ispirato da Dio attraverso sogni (e certamente anche per mezzo di intuizioni interiori) circa gli avvenimenti futuri, come la sua stessa vocazione sacerdotale, la nascita dell'oratorio, la costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco. Non di rado era al corrente anche di vicende nefaste, come la prossima morte di qualcuno dei suoi oratoriani. Avvisato per volere divino, il santo impiegava questo carisma per fare del bene alle anime e avvicinarle a Dio, qualora ne fossero lontane, anche a dispetto delle apparenze.
E proprio don Bosco spese una parola – colma di ironia, ma anche di saggia verità – sulla fortuna, parola particolarmente attuale, se si pensa all'incremento del ricorso al gioco (d'azzardo o meno), per cercare di accumulare ricchezze: 
«Vennero due uomini a domandargli che desse loro alcuni numeri per giocare al lotto, persuasi che li avrebbe dati buoni. Egli con varii ragionamenti cercò distrarli, ma essi impazientiti, perché si andava per le lunghe, lo interruppero:
– Ma non è questo che vogliamo! Vogliamo che ci dica quali numeri dobbiamo giuocare per vincere.
Allora egli; – Mettete questi tre numeri: il 5, il 10, il 14.
D. Bosco disse loro: – Aspettate che vi dia la spiegazione.
– Eh! Non fa di bisogno, in questo, di nessuna spiegazione.
– Eppure se non vi do la spiegazione non saprete giuocare.
– Sentiamola adunque.
– Eccola: il  numero 5 sono i cinque comandamenti della Santa Chiesa: il numero 10 sono i dieci comandamenti di Dio; il numero 14 sono le quattordici opere di misericordia.
Giuocate questi numeri e vi guadagnerete un tesoro infinito.
In altra occasione diede il 4 e il 2, spiegandoli coi quattro novissimi e coi due sacramenti Confessione e Comunione. Molte altre volte uscì in ischerzi somiglianti» [4]. Ma il messaggio centrale di questi «ischezi» è di grande valore: la fortuna più grande dell'uomo è raggiungere l'amicizia con il Signore (il permanere in grazia di Dio) e con il prossimo, attraverso le opere di carità.
 
Un simbolo della fortuna: la coccinella
 
Sembra allora che si possa – in termini simpatici – mantenere un legame tra fortuna e fede. Ed è curioso, in tal senso, che uno dei simboli più popolarmente considerati "portafortuna" abbia un legame con la fede cattolica, dimostrando che, ciò che in termini superstiziosi viene considerato come buona ventura, potrebbe essere meglio spiegato come intervento provvidenziale di Dio nelle vite degli uomini.
Si tratta della coccinella, che presso gli antichi assumeva una valenza positiva innanzitutto per via del colore rosso, notoriamente legato alla buona fortuna in battaglia e in campo medico. Associata fin da tempi remoti alla divinità pagana Licina (dea della fertilità, della bellezza, dell'amore e della luce, con l'avvento della cristianità questo insetto assunse una connotazione "mariana", tanto che essa viene anche definita scarabeo della Madonna, o, in inglese, Lady Bug. L'origine del nome deriva da una leggenda: sembra che le popolazioni europee, i cui raccolti furono messi in pericolo, nel Medioevo, da un attacco di afidi (insetti che distruggono le colture) si fossero rivolti con ferventi preghiere a Maria[5] affinché li liberasse da questa piaga. In risposta, avrebbero visto arrivare stuoli di coccinelle, che si nutrono di altri insetti, tra cui, gli afidi stessi. Da qui, il nome dato alla coccinella: Our Lady's Bug (L'insetto di Nostra Signora), tra le cui variazioni linguistiche vi sarebbe il più comune Lady Bug. Che sia storia o leggenda, sta di fatto che ancora oggi, in varie parti del mondo, l'associazione tra l'insetto rosso punteggiato di nero e la Vergine Maria (o anche Dio stesso) permane nei nomi localmente attribuiti alla coccinella.
In Italia, per esempio, «la coccinella oggi è detta anche Gallinella del Signore oppure Gallinella della Madonna, forse perché molto spesso rappresenta una benedizione del Cielo, collaborando come una gallina contro la presenza di parassiti che si ritorcono negativamente sull'economia umana» [6].
 

COME REALIZZARE IL PIATTO

Sbucciare e affettare un kiwi. 

Dalle fette più grandi ricavare con una formina a cuore i petali e con le restanti parti completare il quadrifoglio.

Con la mezza mela opportunamente incisa da una parte, comporre le ali della coccinella e decorare con cerchietti di susina. 

Completare l'insetto con la testa e le antenne fatte di suina.

Decorare il piatto con cerchietti di melone.

 
NOTE
 
[1] Voce Astrologia, Enciclopedia Treccani on line.
 
[2] Ibidem.
 
[3] Alessandro Ratti, Il magistero recente su magia e superstizione, Sito Internet della rivista Credere oggi.
 
[4] MB, VII, 24-25.
 
[5] Talune fonti identificano nei tedeschi la popolazione colpita. Cfr. 
 
[6] Gallinella del Signore, Coccinella, Sito Internet Summa Gallicana.
 
BIBLIOGRAFIA DEGLI ALTRI SITI CONSULTATI
 
 
Our Lady's BugSito Internet dei Servi del Cuore Immacolato di Maria .
 
La coccinella blu, Sito Internet Corvo Rosso.

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Commenti

  • Antonio Zofrea Venerdì, 13 Gennaio 2017

    Vorrei sottolineare, in due parole,da uomo di scienze, che vi è un'influenza accertata scientificamente fra gli astri (corpi celesti) ed elementi della terra. Questa deriva dalla Legge di Gravitazione Universale(del buon Newton).
    Le forze di attrazione in gioco influiscono su maree, colrivazioni, durata di ore di luce e quindi amche su caratteri e comportamenti umani e animali.
    Chiudendo la parentesi e mettendo da parte la ,seppur meticolosa, elucubrazione sui rapporti fra previsioni astrologiche e fede cristiana vorrei sottolineare invece un carattere alimentare del piatto, cioè l'alto contenuto di Vitamina C (che è un acido...l'acido ascorbico) contenuta nel pomodoro e soprattutto nel kiwi, ottimo frutto per tutti (adulti e anche bambini...non è allergizzante!

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